Pensieri di Politica InternaIn occasione della presentazione del Governo Monti in Senato, ebbi occasione di affermare che, contrariamente a quello che si poteva ritenere dopo il ritiro dal Governo da parte della coalizione di centro destra e la conseguente cessione del potere a un governo tecnico, i partiti politici che sostenevano il nuovo governo, pur non essendo lo stesso una loro emanazione, avrebbero tuttavia, recitato una parte politicamente molto importante, dal momento che: l’approvazione degli atti del governo tecnico, sarebbe sempre spettata al Parlamento, cioè all’arena dei partiti.
Di conseguenza era legittimo ritenere che, in tale situazione, il Parlamento avrebbe, in fondo, acquisito o comunque conservato tutta la sua importanza e titolarità in ambito politico.
Nonostante l’uso assai frequente della richiesta di fiducia, messo in atto dal governo,( passaggio tuttavia sempre sottoposto al consenso del Parlamento), l’anno trascorso in una siffatta situazione, ha sostanzialmente confermato la mia previsione ed ha dato luogo ad una realtà parlamentare nuova e, a mio parere, per molti versi assai interessante ; una realtà che per qualche verso, potrebbe costituire una importante premessa per una evoluzione del dibattito e della funzione parlamentare, verso la realizzazione di un impegno condotto e sviluppato in maniera più fattiva e proficua di quanto non lo sia stato sino ad un anno fa.
La novità costituita da una governo non di estrazione parlamentare, di un governo non espressione dei partiti vincitori delle elezioni ( come accade solitamente) ma di un governo da una parte indipendente ed autonomo, e dall’altra sempre condizionato dal consenso di una maggioranza politica in Parlamento; unita all’altra novità, quella di un Parlamento caratterizzato da una maggioranza sostanzialmente bipartisan, nel cui ambito il ruolo dell’opposizione è recitato da una minoranza assai ridotta numericamente e pressocchè inefficace politicamente, ha determinato un atteggiamento completamente diverso da parte delle frazioni politiche rispettivamente appartenenti, in precedenza, alla maggioranza di Governo ed alla minoranza d’opposizione.
E’ cosi fortunatamente scomparso il monotono, ripetitivo gioco del “ tutti contro e del tutti a favore” in cui a soggetto: la maggioranza, in linea di massima, impiegava le proprie risorse intellettuali per dimostrare il valore e la bontà delle scelte governative, mentre l’opposizione era tutta protesa alla critica ed alla denuncia di errori e carenze.
La nuova realtà ha invece portato buona parte del le intelligenze delle due parti, precedentemente in conflitto, ad impegnarsi in una gara nella quale il confronto non è più ispirato dal contrasto aprioristico, ma dalla ricerca di proposte autenticamente valide e migliorative.
Insomma, pur permanendo un'atmosfera di latente contrasto, peraltro politicamente ineluttabile, non ci si accanisce l’un l’altro in un dialogo tra sordi, ma si scambiano idee e spesso si collabora proficuamente, in una gara del” chi propone le migliori idee” e non di “chi è più valido sul piano dialettico/conflittuale”, con conseguente vantaggio per la partecipazione e per il risultato, cosa assai rara nella precedente situazione.
In occasione delle per la verità, assai frequenti, richieste della fiducia, da parte del Governo, si è ripetutamente manifestato, da parte dei Parlamentari, il disappunto per non aver potuto approfondire convenientemente l’esame in aula dei diversi disegni di legge o decreti presentati dal Governo. Nella fattispecie va tuttavia considerato che la necessità di rendere al più presto operative le leggi proposte e la contemporanea massa di emendamenti presentati per la discussione, hanno, direi, opportunamente imposto il ricorso alla fiducia. Del pari non si può dimenticare che prima della calendarizzazione del disegno di legge in aula, lo stesso può essere approfonditamente esaminato in commissione, in entrambe le Camere, con conseguente ampia possibilità di analisi e di studio.
Non si può nemmeno ignorare il fatto che una consistente parte dei Parlamentari consideri “poco politico” l’attuale modo di discutere in Parlamento. Questo è dovuto al fatto che per anni hanno identificato il far politica con il far polemica e sono cresciuti con tale convinzione evidentemente riduttiva a livelli assai bassi.
Il diverso tipo, il diverso tono, il diverso sviluppo che ha animato ed ispirato la discussione parlamentare nel corso di quest’ultimo anno, ha consentito al Parlamento di esercitare la funzione legislativa in modo assai più efficace e brillante di quanto non fosse accaduto in precedenza e di esercitare in modo concreto una azione incisiva di intervento nei confronti dei disegni di legge in esame.
Possiamo da tutto ciò trarre un ammaestramento, pur sapendo che l'eccezionalità della situazione rende assai difficile una vera e propria deduzione concettuale. Tuttavia penso si possa tener conto delle positività emerse nel nuovo tipo di dialogo sviluppatosi tra le due grandi componenti l’attuale maggioranza e formulare una proposta, un auspicio, una ipotesi di soluzione da prendere in considerazione dopo le prossime elezioni dell’aprile 2013, nel momento in cui si dovrà dar vita ad un nuovo Governo, in una situazione di emergenza economica certamente ancora molto pesante.
Il Governo dovrà certamente essere politico, non si può continuare a parlare di Governo Tecnico, anche perché nel tempo finisce, comunque per diventare a sua volta politico. Considerato lo stato di emergenza, la conseguente necessità di impegno convergente di tutte le risorse disponibili sul piano nazionale, sulla base della felice esperienza di quest’ultimo anno, dovrà essere un governo di coalizione guidato dal capo del partito che ha ottenuto il più alto numero di consensi, sostenuto da un Parlamento forte di una ampia maggioranza, come lo è stato per l’attuale, un Parlamento nel quale le migliori energie siano dedicate all’emanazioni di buone leggi e non alla dialettica ed alla confrontazione critica e spesso assai poco concretamente positiva.
A sua volta il Governo dovrà essere un Governo nato dalla partecipazione di un numero il più alto possibile di forze politiche, tutte comprese della delicatezza e difficoltà del momento. La guida di tale Governo dovrà essere affidata al capo del partito di maggioranza relativa o al capo della coalizione vincente, a secondo del tipo di legge elettorale che verrà adottata.
Cosi come nel 2011 la maggior parte delle allora maggioranza ed opposizione, riconobbero la necessità di sostenere assieme un Governo nuovo, per una durata limitata alla fine della legislatura, anche dopo le prossime elezioni, permanendo sicuramente un grave stato di crisi, sarà opportuno continuare a dar vita ad un impegno di convergenza e condivisione di responsabilità, questa volta anche in ambito governativo.
Perché è caduto il Governo Berlusconi ma la sua linea politica rimane (19/11/2011)
L’assegnazione dell’incarico al Sen. Monti per la formazione del nuovo Governo, fatta in maniera discutibile ed affrettata, con la giustificazione della necessità di risolvere il cambio di governo prima della riapertura delle borse in Europa, non ha sortito alcun effetto proprio nei confronti della borsa e dello spread dei titoli pubblici, la cui situazione è invece continuata a peggiorare, rendendo cosi ingiustificabile la fretta a mio parere eccessiva e controproducente in occasione della delicata scelta di un nuovo Governo. Evidentemente le ragioni del “far presto” erano altre.
Le cause dell’alto livello raggiunto dagli interessi sui titoli di stato, da cui l’aumento del differenziale rispetto a quelli tedeschi, si è cosi dimostrato non avere nulla a che vedere con la presenza del Governo in carica e men che meno con la Presenza di Berlusconi. La verità è che quello che i mercati attendono sono i fatti e non le parole o i cambi di Governo. I fatti sono la concreta realizzazione di quanto indicato nella lettera di impegni presentata in Europa.
Per il Governo Berlusconi era diventato quasi impossibile portare a termine tale impegno, a causa dei continui tradimenti e dell’incertezza permanente sulla maggioranza alla Camera. I tradimenti, a partire da quello di Fini e compagni, sono stati la vera causa politica della caduta del Governo.
Sul piano economico hanno pesantemente inciso: il grande ammontare del debito (non certo creato dal Governo Berlusconi), le ripetute crisi internazionali e soprattutto “l’animus speculandi” del mondo finanziario (banche, inclusa la BCE). Costoro, approfittando della situazione economica difficile dell’Italia e del fatto che in un periodo di qualche mese essa debba raccogliere chi dice 200, chi dice 400 miliardi di euro in prestito per poter sopravvivere, sono intervenuti e intervengono alle aste dei bot, accettando di acquistarli solo ad un alto interesse. Cosi, fanno aumentare gli interessi e conseguentemente il famoso spread. Si fa apparire salvifico e generoso il loro intervento. Nulla di più falso! Nessuna generosità: Il loro è puro calcolo speculativo che approfitta della situazione. Di grazia, chi impedirebbe alla BCE di acquistare i bond italiani al prezzo di quelli tedeschi? Si dice il rischio di non rimborso. Ma se tale rischio fosse reale, anche un interesse del 10% non coprirebbe il mancato rimborso ed è certo che la BCE non comprerebbe nulla. Quindi si ritiene che l’Italia possa ancora essere considerata affidabile (altrimenti nessuno comprerebbe) e ci si approfitta della sua difficile situazione per guadagnare alti interessi.
Solo un miglioramento della situazione italiana ottenuta attraverso l’attuazione delle misure previste nella lettera all’Europa, già in buona parte incluse nella legge di stabilità, potrà far diminuire il fabbisogno e, progressivamente, riportare una situazione di stabilità tale da ridurre, sino ad annullarle, le attività speculative.
Nel contesto della situazione sopra illustrata si è innestata una operazione politica tendente alla destabilizzazione della maggioranza, la sfiducia nelle capacità del governo, i tradimenti.
Purtroppo tale manovra combinata, ha avuto successo. Il Presidente Berlusconi, costretto ad assumere, con il proprio governo, decisioni estremamente delicate e dure, avversato dalle difese di carattere corporativo, sostenuto da una maggioranza alla camera sempre in bilico, ha lottato a lungo ma alla fine, di fronte all’ennesimo tradimento, ha passato la mano.
Gli accenti trionfalistici degli avversari manifesti ed occulti, sintetizzati nello slogan “Ora tocca a noi” si sono presto afflosciati nel constatare che l’uscita di Berlusconi non ha determinato alcun accenno di miglioramento della situazione e si sono affrettati a scaricare su un Governo cosidetto “tecnico”, invenzione tutta italiana, la responsabilità di attuare quanto il Governo Berlusconi si era impegnato a realizzare. Con buona pace dell' ”ora tocca a noi” e senza correre il rischio che ciò possa accadere a seguito di elezioni.
Terrorismo: la capacità di difesa del Paese
Convegno CESTUDIS, Sala Conferenze di Palazzo Marini, 20 aprile 2004
La minaccia portata alla società civile, alla struttura sociale, all'organizzazione statale, dal nuovo terrorismo, è minaccia globale. Le Istituzioni pubbliche, pur essendo, come emerso nel precedente convegno sulla strategia contro il terrorismo, fortemente impegnate nell'azione di contrasto, non possono da sole assumere l'onere totale della prevenzione-protezione nei confronti della minaccia che è globale nel dove, nel come e nel quando. Pertanto una strategia efficace, deve prevedere un impegno sinergico del pubblico e del privato. Quest'ultimo deve impegnarsi per assumere iniziative tese a prevenire attacchi ed a difendere possibili obiettivi e punti nevralgici del sistema paese inseriti nella struttura organizzativa di ciascun settore della propria attività. Inoltre, il pericolo sempre incombente nei sistemi complessi dell'effetto domino, impongono anche la necessità di predisporre misure di emergenza, per circoscrivere, attenuare, ovviare ad effetti di portata macroscopica, nei confronti della Società, conseguenti ad un attacco riuscito da parte del terrorismo.
Ampio è lo spettro dei settori nei quali il "privato" può e deve esercitare il suo impegno. Esso comprende le aree dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, della sanità, dell'ambiente, del credito, dell'informazione e molti altri. In ciascuno di questi è interessante ed importante analizzare e decidere quali iniziative e quali predisposizioni risultino essenziali per la tutela e la protezione della Società. Il convegno a causa dei comprensibili limiti di tempo, non può prendere in considerazione il quadro completo. Si limiterà all'esame degli interventi possibili e predisposti in tre dei più significativi e importanti settori: quelli dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Al Direttore della Protezione Civile, è affidata l'illustrazione di un quadro di situazione generale, e l'enunciazione delle predisposizioni per assicurare il coordinamento e l'integrazione delle iniziative intraprese dai diversi protagonisti responsabili delle diverse aree. Il convegno prevede interventi di responsabili tecnici di alto rango e di rappresentanti politici che sono o che sono stati responsabili di vertice dell'Esecutivo in uno spirito di partecipazione bipartisan continuando una ormai consolidata tradizione dei convegni organizzati dal CESTUDIS.
Al Vice Presidente del Consiglio, On. Gianfranco Fini saranno affidate le conclusioni.
Per l'elenco completo dei manoscritti del Generale Ramponi consulta il sito
cestudis.it